RITORNARE IN EGITTO
Isaia parla di un Cristo che guarisce la lingua balbuziente (vedi Isaia 33:9). Il termine ebraico per “balbuzie” in questo passo significa “pronuncia difettosa”. È la voce dell’incertezza e dell’esitazione, qualcuno che proferisce una parola priva di potenza o parvenza di verità.
Ascolta le parole solenni del profeta sul soggetto: “Poiché l'uomo spregevole proferisce cose spregevoli e il suo cuore si dà all'iniquità, per commettere empietà” (32:6). Il termine ebraico per spregevoli qui significa “pazzia, un crimine malvagio”. Deriva dal termine nabal, che indica “stolto, folle”.
Isaia ci sta dicendo, “Soltanto un uomo malvagio e stolto cerca di offrire la parola di Dio mentre continua ad indulgere nel peccato. Le sue parole sgorgano come un parlare folle!” Un tale commette “empietà e dice cose irriverenti contro l'Eterno, per lasciare vuoto lo stomaco dell'affamato e far mancare la bevanda all'assetato” (stesso verso). Il suo errore finisce per sviare altri.
Sono convinto che un peccato in particolare, più degli altri, causa una distorsione tanto palese della verità. È il peccato dell’incredulità, che dilaga in molti ministeri oggi.
Dio definisce il peccato dell’incredulità come “ritornare in Egitto”. “Guai a quelli che scendono in Egitto…ma non guardano al Santo d'Israele e non cercano l'Eterno” (31:1). “Guai ai figli ribelli…che vanno giù in Egitto senz'aver consultato la mia bocca” (30:1-2).
Isaia era esterrefatto nel vedere molti capi d’Israele montare i propri cavalli e galoppare verso l’Egitto per cercare di ottenere consigli sulla politica e la sicurezza nazionale. Si trattava degli stessi uomini che avevano detto al profeta di non avere tempo per cercare l’Eterno o consultarsi con Lui. Ma Dio non prese tali azioni alla leggera. Egli le definì ribellione e proferì guai su di esse!
Oggi non è cambiato niente. Migliaia di cristiani girano il paese in lungo e in largo frequentando seminari e conferenze con la mentalità “vai-in-Egitto”. Creano connessioni, strategie, prendono in prestito metodi mondani, ricevono consigli ispirati dalla carne. In breve, sono alla ricerca di qualsiasi novità che possa eccitarli.
Ma il servo che prega e che confida completamente in Dio sa di non avere tempo per concetti egiziani. L’unico luogo in cui corre è lo stanzino della preghiera – in cui riceve consiglio sulle ginocchia!
Ascolta le parole solenni del profeta sul soggetto: “Poiché l'uomo spregevole proferisce cose spregevoli e il suo cuore si dà all'iniquità, per commettere empietà” (32:6). Il termine ebraico per spregevoli qui significa “pazzia, un crimine malvagio”. Deriva dal termine nabal, che indica “stolto, folle”.
Isaia ci sta dicendo, “Soltanto un uomo malvagio e stolto cerca di offrire la parola di Dio mentre continua ad indulgere nel peccato. Le sue parole sgorgano come un parlare folle!” Un tale commette “empietà e dice cose irriverenti contro l'Eterno, per lasciare vuoto lo stomaco dell'affamato e far mancare la bevanda all'assetato” (stesso verso). Il suo errore finisce per sviare altri.
Sono convinto che un peccato in particolare, più degli altri, causa una distorsione tanto palese della verità. È il peccato dell’incredulità, che dilaga in molti ministeri oggi.
Dio definisce il peccato dell’incredulità come “ritornare in Egitto”. “Guai a quelli che scendono in Egitto…ma non guardano al Santo d'Israele e non cercano l'Eterno” (31:1). “Guai ai figli ribelli…che vanno giù in Egitto senz'aver consultato la mia bocca” (30:1-2).
Isaia era esterrefatto nel vedere molti capi d’Israele montare i propri cavalli e galoppare verso l’Egitto per cercare di ottenere consigli sulla politica e la sicurezza nazionale. Si trattava degli stessi uomini che avevano detto al profeta di non avere tempo per cercare l’Eterno o consultarsi con Lui. Ma Dio non prese tali azioni alla leggera. Egli le definì ribellione e proferì guai su di esse!
Oggi non è cambiato niente. Migliaia di cristiani girano il paese in lungo e in largo frequentando seminari e conferenze con la mentalità “vai-in-Egitto”. Creano connessioni, strategie, prendono in prestito metodi mondani, ricevono consigli ispirati dalla carne. In breve, sono alla ricerca di qualsiasi novità che possa eccitarli.
Ma il servo che prega e che confida completamente in Dio sa di non avere tempo per concetti egiziani. L’unico luogo in cui corre è lo stanzino della preghiera – in cui riceve consiglio sulle ginocchia!