DICHIARARE LA POTENZA DELLA RESURREZIONE by Gary Wilkerson
“Se infatti i morti non risuscitano, neppure Cristo è stato risuscitato; ma se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati, e anche quelli che dormono in Cristo sono perduti. Se noi speriamo in Cristo solo in questa vita, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini” (1 Corinzi 15:16-19).
Da adolescente avevo dei dubbi su Dio, così iniziai ad addentrarmi in altre religioni. A quel tempo, trovavo affascinante la fede Baha’i, perché in pratica affermava che tutte le religioni erano vere e tutte le strade di fede portano al cielo. Poi però lessi il grande autore cristiano C.S. Lewis, che corresse il mio pensiero svampito. Egli scrisse che tutto il cristianesimo si poggia su una domanda: c’è stata una resurrezione o no?
Se non possiamo rispondere sì, allora non importa se ci fu letteralmente un’arca di Noè o se la creazione sia davvero durata sei giorni o se sia esistito davvero il giardino dell’Eden. Se la resurrezione di Cristo non è mai avvenuta, non importa nient’altro. Se però una resurrezione c’è stata, allora tutto il resto diventa possibile: Lazzaro poteva essere resuscitato, le persone potevano essere guarite, i peccati rimossi, i cieli divenire realtà. Questa è la potenza della resurrezione – e ci offre qualcosa che Paolo definisce la nostra beata speranza – “Aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del grande Dio e Salvatore nostro, Gesù Cristo” (Tito 2:13).
Più da adolescente leggevo, più giungevo a una ferma convinzione sui testimoni che videro Gesù dopo la resurrezione. “In seguito apparve in una sola volta a più di cinquecento fratelli, la maggior parte dei quali è ancora in vita, mentre alcuni dormono già” (1 Corinzi 15:6). Iniziai a vedere la resurrezione non solo come un evento aggiuntivo, ma il culmine e il compimento dell’opera della morte di Gesù per noi. E quella beata speranza che fu radicata in me divenne fonte di vita ogni giorno.
Se non proclamiamo la potenza della resurrezione di Gesù nella nostra vita di tutti i giorni, non sperimenteremo ciò che la Sua resurrezione ha conquistato per noi.
Da adolescente avevo dei dubbi su Dio, così iniziai ad addentrarmi in altre religioni. A quel tempo, trovavo affascinante la fede Baha’i, perché in pratica affermava che tutte le religioni erano vere e tutte le strade di fede portano al cielo. Poi però lessi il grande autore cristiano C.S. Lewis, che corresse il mio pensiero svampito. Egli scrisse che tutto il cristianesimo si poggia su una domanda: c’è stata una resurrezione o no?
Se non possiamo rispondere sì, allora non importa se ci fu letteralmente un’arca di Noè o se la creazione sia davvero durata sei giorni o se sia esistito davvero il giardino dell’Eden. Se la resurrezione di Cristo non è mai avvenuta, non importa nient’altro. Se però una resurrezione c’è stata, allora tutto il resto diventa possibile: Lazzaro poteva essere resuscitato, le persone potevano essere guarite, i peccati rimossi, i cieli divenire realtà. Questa è la potenza della resurrezione – e ci offre qualcosa che Paolo definisce la nostra beata speranza – “Aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del grande Dio e Salvatore nostro, Gesù Cristo” (Tito 2:13).
Più da adolescente leggevo, più giungevo a una ferma convinzione sui testimoni che videro Gesù dopo la resurrezione. “In seguito apparve in una sola volta a più di cinquecento fratelli, la maggior parte dei quali è ancora in vita, mentre alcuni dormono già” (1 Corinzi 15:6). Iniziai a vedere la resurrezione non solo come un evento aggiuntivo, ma il culmine e il compimento dell’opera della morte di Gesù per noi. E quella beata speranza che fu radicata in me divenne fonte di vita ogni giorno.
Se non proclamiamo la potenza della resurrezione di Gesù nella nostra vita di tutti i giorni, non sperimenteremo ciò che la Sua resurrezione ha conquistato per noi.