SIAMO DAVVERO UNO?

La verità è che a volte trattiamo male le persone. Ci separiamo da un fratello o una sorella, feriamo e offendiamo qualcuno; facilmente mettiamo gli altri in cattiva luce. E pensiamo che sia una questione “solo tra Dio e me”. Così lo confessiamo al Signore e ci ravvediamo, poi ce ne andiamo per fatti nostri, pensando che tutto vada bene. Tuttavia, non abbiamo mai dato pensiero a come nel frattempo non abbiamo solo ferito un fratello, abbiamo ferito il Signore. In realtà l’abbiamo fatto all’intero Corpo di Cristo, perché se uno soffre tutti soffrono.
Ecco la rivelazione che ci viene data: “Io appartengo al Corpo di Cristo! E lo stesso vale per mio fratello, mia sorella. Siamo tutti uno perché siamo tutti connessi al capo”.
Ti presento lo stesso messaggio che Paolo offrì ai suoi collaboratori.
“Non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà, ciascuno di voi stimando gli altri più di se stesso. Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli altri” (Filippesi 2:3-4).
“Esorto…ad avere una sola mente nel Signore” (Filippesi 4:2).
Ecco come Paolo riassume il tutto. In realtà, ecco la misericordia vissuta appieno:
“Perché ci eravate divenuti cari” (1 Tessalonicesi 2:8).
Ti chiedo: i tuoi fratelli e sorelle in Cristo ti sono tutti cari? Quando la vita del nostro capo fluisce a noi, i membri del Suo Corpo, noi iniziamo ad amarci non solo l’un l’altro, ma ad amare persino i nostri nemici.
“Signore, facci essere misericordiosi, come Tu lo sei stato per noi!”