PREGHIERA E UBBIDIENZA by Gary Wilkerson
A volte andiamo a Dio in preghiera come se Egli fosse un ricco parente che ci sosterrà e ci aiuterà e ci darà tutto quello che supplichiamo, mentre noi non alziamo nemmeno un dito per aiutare. Alziamo le nostre mani a Dio in preghiera e poi ce le mettiamo in tasca.
Ci aspettiamo che le nostre preghiere smuovano l’azione di Dio in nostro favore mentre noi ce ne stiamo svogliatamente seduti, pensando, “Egli ha tutta la potenza; io non ne ho alcuna, quindi aspetterò e lascerò che Lui compia l’opera”.
Suona come una buona teologia, ma non lo è. Dio non avrà mendicanti svogliati a bussare alla Sua porta. Egli non ci permetterà nemmeno di essere caritatevoli con quelli che sulla terra si rifiutano di lavorare.
“Se qualcuno non vuol lavorare neppure mangi” (2 Tessalonicesi 3:10).
Non c’è niente di non scritturale nell’aggiungere sudore alle nostre lacrime. Considera, ad esempio, la questione di pregare per la vittoria su una brama nascosta che cova nel nostro cuore. Chiedi semplicemente a Dio di rimuoverla miracolosamente, e poi te ne stai seduto, sperando che muoia da sola? Nessun peccato è mai stato annientato da un cuore senza la cooperazione della mano dell’uomo, come nel caso di Giosuè. Per tutta la notte, giacque prostrato nel cordoglio per la sconfitta d’Israele. Dio lo rimise in piedi dicendo, “Alzati! Perché rimani prostrato con la faccia a terra? Israele ha peccato; essi hanno trasgredito il patto che io avevo loro comandato…Lèvati, santifica il popolo” (Giosuè 7:10-13).
Dio ha tutto il diritto di alzarci dalle nostre ginocchia e dire, “Perché siedi qui pigramente in attesa di un miracolo? Non ti ho forse comandato di fuggire da ogni apparenza di male? Devi fare più che solamente pregare contro la tua concupiscenza – ti è stato comandato anche di fuggire da essa. Non potrai riposare finché non avrai fatto tutto ciò che è stato comandato”.
Non dare la colpa a Dio di non ascoltare le tue preghiere se non ascolti la Sua chiamata all’obbedienza. Finirai per maledire Dio e accusarlo di negligenza, mentre sarà tua la colpa di tutto.
Ci aspettiamo che le nostre preghiere smuovano l’azione di Dio in nostro favore mentre noi ce ne stiamo svogliatamente seduti, pensando, “Egli ha tutta la potenza; io non ne ho alcuna, quindi aspetterò e lascerò che Lui compia l’opera”.
Suona come una buona teologia, ma non lo è. Dio non avrà mendicanti svogliati a bussare alla Sua porta. Egli non ci permetterà nemmeno di essere caritatevoli con quelli che sulla terra si rifiutano di lavorare.
“Se qualcuno non vuol lavorare neppure mangi” (2 Tessalonicesi 3:10).
Non c’è niente di non scritturale nell’aggiungere sudore alle nostre lacrime. Considera, ad esempio, la questione di pregare per la vittoria su una brama nascosta che cova nel nostro cuore. Chiedi semplicemente a Dio di rimuoverla miracolosamente, e poi te ne stai seduto, sperando che muoia da sola? Nessun peccato è mai stato annientato da un cuore senza la cooperazione della mano dell’uomo, come nel caso di Giosuè. Per tutta la notte, giacque prostrato nel cordoglio per la sconfitta d’Israele. Dio lo rimise in piedi dicendo, “Alzati! Perché rimani prostrato con la faccia a terra? Israele ha peccato; essi hanno trasgredito il patto che io avevo loro comandato…Lèvati, santifica il popolo” (Giosuè 7:10-13).
Dio ha tutto il diritto di alzarci dalle nostre ginocchia e dire, “Perché siedi qui pigramente in attesa di un miracolo? Non ti ho forse comandato di fuggire da ogni apparenza di male? Devi fare più che solamente pregare contro la tua concupiscenza – ti è stato comandato anche di fuggire da essa. Non potrai riposare finché non avrai fatto tutto ciò che è stato comandato”.
Non dare la colpa a Dio di non ascoltare le tue preghiere se non ascolti la Sua chiamata all’obbedienza. Finirai per maledire Dio e accusarlo di negligenza, mentre sarà tua la colpa di tutto.