IL SALARIO DELL’INCREDULITÀ
Luca 19 ci offre un’immagine potente di Gesù che fa il Suo ingresso trionfale a Gerusalemme. L’immagine è di Cristo che s’avvicina alla città su un asino e le folle gridano le Sue lodi. Partì dal Monte degli Ulivi, e più si avvicinava alla città, più la folla cresceva. Prontamente la gente gettava i propri mantelli davanti a Lui, agitava rami di palme e gridava, “Egli è qui! È giunta l’ora in cui giunge il Re d’Israele. La pace è giunta a Gerusalemme. Finalmente il regno è qui!”
Perché tanta gioia? “Perché…essi credevano che il regno di Dio stesse per manifestarsi immediatamente” (Luca 19:11). Nella mente delle persone, Gesù preannunciava il “regno sulla terra” promesso da Dio.
Eppure ciò non fece sì che credessero il Lui come nel Messia. Il loro unico pensiero era che il regno di Dio fosse iniziato: “Addio, governo romano! Non ci saranno più guerre, perché il nostro re sorgerà con una spada e abbatterà ogni nemico. Vedremo pace in Gerusalemme e in Israele, non ci saranno più schiavi, non ci sarà più carenza di cibo. Dio ha finalmente mandato il Suo bramato re”.
Nessuno lì quel giorno si aspettava ciò che avvenne dopo. Mentre Gesù scendeva dal monte e le folle gridavano le Sue lodi, Egli dall’alto guardò Gerusalemme – e scoppiò a piangere. “E come egli si avvicinava, vide la città e pianse su di essa” (Luca 9:41). Ecco Dio Stesso nella carne che piange!
Quale fu il motivo delle Sue lacrime? Fu la palese incredulità delle persone. Penserai, “Ma queste folle stavano cantando lodi a Lui, gridavano osanna. Non mi sembra proprio incredulità”. La Scrittura però ci dice che Gesù sapeva cosa c’era nel cuore degli uomini.
Gesù vedeva già approssimarsi il salario dell’incredulità e profetizzò a quella folla, “Poiché verranno sopra di te dei giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti accerchieranno e ti assedieranno da ogni parte. E abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te; e non lasceranno in te pietra su pietra, perché tu non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata” (Luca 19:43-44, corsivo mio).
Perché tanta gioia? “Perché…essi credevano che il regno di Dio stesse per manifestarsi immediatamente” (Luca 19:11). Nella mente delle persone, Gesù preannunciava il “regno sulla terra” promesso da Dio.
Eppure ciò non fece sì che credessero il Lui come nel Messia. Il loro unico pensiero era che il regno di Dio fosse iniziato: “Addio, governo romano! Non ci saranno più guerre, perché il nostro re sorgerà con una spada e abbatterà ogni nemico. Vedremo pace in Gerusalemme e in Israele, non ci saranno più schiavi, non ci sarà più carenza di cibo. Dio ha finalmente mandato il Suo bramato re”.
Nessuno lì quel giorno si aspettava ciò che avvenne dopo. Mentre Gesù scendeva dal monte e le folle gridavano le Sue lodi, Egli dall’alto guardò Gerusalemme – e scoppiò a piangere. “E come egli si avvicinava, vide la città e pianse su di essa” (Luca 9:41). Ecco Dio Stesso nella carne che piange!
Quale fu il motivo delle Sue lacrime? Fu la palese incredulità delle persone. Penserai, “Ma queste folle stavano cantando lodi a Lui, gridavano osanna. Non mi sembra proprio incredulità”. La Scrittura però ci dice che Gesù sapeva cosa c’era nel cuore degli uomini.
Gesù vedeva già approssimarsi il salario dell’incredulità e profetizzò a quella folla, “Poiché verranno sopra di te dei giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti accerchieranno e ti assedieranno da ogni parte. E abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te; e non lasceranno in te pietra su pietra, perché tu non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata” (Luca 19:43-44, corsivo mio).